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Lucio Fontana

Lucio Fontana nasce il 19 febbraio 1899, a Rosario di Santa Fé, in Argentina. A partire dall'età scolare fu mandato in Italia per gli studi, affidato allo zio in provincia di Varese. Qui iniziò l'apprendistato nell'arte, praticando nello studio del padre, rientrato nel frattempo in Italia.

Dopo il servizio militare durante la prima guerra mondiale, Fontana tornò a Rosario nel 1921 per dedicarsi alla scultura, lavorando nell'atelier del padre "Fontana y Scarabelli". Tuttavia, intraprese presto una ricerca scultorea libera, aprendo uno studio proprio. Nel 1927 tornò in Italia, iscrivendosi al primo anno di scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera, seguendo i corsi di Adolfo Wildt.

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Nel 1930, partecipò alla XVII Biennale di Venezia e presentò la sua prima mostra personale alla Galleria del Milione di Milano. Fontana si avvicinò all'astrattismo lombardo e sperimentò con la ceramica. Tornato in Argentina, fu protagonista di numerose esposizioni e insegnò modellato e decorazione.

Nel 1946 nacque il Manifiesto Blanco, e nello stesso anno il termine "Concetto Spaziale" comparve in disegni di Fontana. Nel 1947 tornò in Italia, a Milano, dove nacque il primo manifesto dello Spazialismo.

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Nel 1949, presso la Galleria del Naviglio, Fontana realizzò l'Ambiente spaziale a luce nera, un'opera emblematica con elementi fosforescenti in uno spazio completamente nero. Lo stesso anno, la ricerca spaziale continuò con la serie dei "Buchi", dove l'artista aggiungeva fori alle opere pittoriche. 

Segue una serie di sperimentazioni con "olii", tele con gestualità irruente e buchi, e "Metalli", lamiere specchianti squarciate dall'artista. Fontana superava la tela, rompendo il limite temporale della materia per plasmare una nuova dimensione infinita.

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Nel 1954, partecipò alla XXVII Biennale di Venezia con Leoncillo, riflettendo sulla sincronicità tra colore, tempo e spazio. La sperimentazione di materiali innovativi come neon e luci ultraviolette portò a installazioni d'avanguardia, inclusa quella per la IX Triennale di Milano nel 1951. Fontana fu tra i primi artisti a riconoscere l'importanza della televisione, partecipando nel 1952 a trasmissioni sperimentali della RAI con i suoi Concetti Spaziali in immagini in movimento.

Il 1966 fu un anno di successi internazionali, con mostre personali negli Stati Uniti e a Parigi. La Biennale di Venezia del 1966 presentò un'innovativa sala dedicata a Fontana, in collaborazione con l'architetto Carlo Scarpa. Nel 1967, la sua arte raggiunse il culmine del monocromatismo, con lacerazioni regolari ed essenziali.

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Nel 1968, Fontana si trasferì da Milano a Comabbio e morì a Varese il 7 settembre dello stesso anno.

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